Didattica di vicinanza #4

Continuiamo il percorso con la ‘Didattica di vicinanza’ per raccontare esempi e storie sulla didattica ai tempi del coronavirus, con gli aspetti positivi, ma anche le emozioni e le difficoltà, come ci racconta Olga Angelillo: quando un bambino...
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21 Mai 2020

Tempo di lettura:

2 min

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Continuiamo il percorso con la ‘Didattica di vicinanza’ per raccontare esempi e storie sulla didattica ai tempi del coronavirus, con gli aspetti positivi, ma anche le emozioni e le difficoltà, come ci racconta Olga Angelillo: quando un bambino piange improvvisamente dietro allo schermo, “io, impotente, non potevo fare altro che dire di non piangere, mentre in classe li avrei abbracciati.”

Ecco la sua storia da maestra della 3°A, Scuola Primaria Anna Frank.
“La didattica a distanza non mi piace. Non ho mai fatto mistero della mia opinione totalmente negativa riguardo il digitale nelle scuole. Però in questo momento è l’unica soluzione possibile ed è deontologicamente doveroso metterla in atto. Doveroso da parte dei docenti che non possono permettersi di smettere di essere tali, doveroso verso le famiglie, che non devono sminuire l’importanza della routine educativa in questo momento storico, doveroso soprattutto verso i bambini che hanno il diritto di continuare ad apprendere e di non sentirsi soli, ma sentirsi parte di un gruppo, seppure a distanza.
La DAD permette la ricostituzione del gruppo classe e il ritrovamento della quotidianità scolastica, laddove molti alunni rischiano di perdere interesse e impegno, adagiandosi in un pericoloso lassismo. La DAD è faticosa per tutti, molto faticosa. Ho sentito di scuole dove non viene messa in atto e incredibilmente le famiglie sono felici di questo, perché la DAD è fatica anche per loro.
Ho iniziato le videolezioni al principio di marzo, ben prima delle indicazioni ministeriali: i visi dei miei alunni erano spenti, smarriti, annoiati e spaventati. Qualcuno ha pianto improvvisamente dal nulla più di una volta e io impotente non potevo fare altro che dire di non piangere, mentre in classe li avrei abbracciati. Mano a mano che le lezioni sono diventate regolari, ho cercato il più possibile di avere lo stesso atteggiamento che avevo in classe per far capire loro che io ci sono ancora. Non solo lezioni, ma anche chiacchierate sul pranzo o il film in tv o infinite domande sul Covid e mille “perché”. Finché un giorno un bambino si è ricollegato tre volte per una lezione a cui aveva già assistito e quando gli ho chiesto il motivo mi ha risposto: posso restare maestra? Io così mi sento meno solo.
Ecco perché la DAD deve essere messa in atto. Nonostante le fatiche, i se e i ma. Continua a non piacermi. "

Ma è il nostro dovere.

Link alla videolezione: https://youtu.be/gqYentOqF8s

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Letzte Änderung: 21.05.2020 13:37:38

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