Descrizione
Sabato 20 settembre è stata celebrata la prima “Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale”, istituita con la legge 13 gennaio 2025, n. 6. organizzata a Milano dalla sezione milanese dell’Associazione nazionale ex internati nei lager nazisti (ANEI), in collaborazione con Comune di Milano, Prefettura, Milano è memoria, Associazione nazionale deportati (ANED), Città dell’Uomo APS e l’Istituto nazionale “Ferruccio Parri”.
La cerimonia ha visto tra i protagonisti tre rhodensi: Angelo Carnovali, figlio di Mario, che ha ricevuto la medaglia al merito; Lucia Rimoldi che ha ricevuto la medaglia in memoria del padre Giovanni, e Carmen Meloni, neo vice presidente di ANED Milano, che è intervenuta tra i relatori parlando dei lager.
L’evento è iniziato al Tempio Civico San Sebastiano, che ospita la tomba dell'Internato Militare Italiano (IMI) ignoto, un milite morto in Germania la cui salma fu riportata in Italia nel 1952 e tumulata nel Tempio nel 1970. A seguire la cerimonia si è svolta nella sala Alessi di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Dopo i saluti della Presidente del consiglio comunale Elena Buscemi, del prefetto Claudio Sgaraglia, del presidente di ANEI Milano Marco Brando e della vice presidente di ANED Milano Carmen Meloni, ha avuto luogo un convegno sugli aspetti storici legati agli IMI e alla loro memoria. Presente anche la consigliera comunale rhodense Clelia La Palomenta.
Al termine il Prefetto Claudio Sgaraglia, insieme alla Presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi, ha conferito 20 medaglie d’onore a 19 familiari di ex internati. Una di esse è dedicata al rhodense Mario Carnovali, un’altra al rhodense Giovanni Rimoldi, un’altra a Ennio Corazza, un reduce che oggi ha 101 anni e ha voluto essere presente in sala.
A sorpresa ha partecipato anche la senatrice Liliana Segre, cittadina onoraria di Rho, il cui marito, Alfredo Belli Paci, frequentò l’Accademia militare di Livorno e divenne sottotenente d’artiglieria, prestando servizio in Grecia durante la Seconda Guerra Mondiale. Catturato dai tedeschi, rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e per questo fu internato come militare italiano, trascorrendo circa due anni in sette diversi campi di prigionia nazisti.
Così commenta Angelo Carnovali: “L'attribuzione di medaglia d'onore a una singola persona si estende a tutti quelli che hanno dovuto condividere, subire e sopportare le inumane situazioni vissute nei campi di lavoro. Mio padre ci fece conoscere alcuni di loro: ci dissero che senza il suo aiuto, fisico e morale, non sarebbero sopravvissuti a quella orribile e perdurante situazione. Credo che questo sia quanto nostro padre Mario ha trasmesso a me e alla nostra famiglia, che sabato 20 settembre è stata orgogliosa di ricevere un tale riconoscimento”.
Così commenta Lucia Rimoldi: “Papà nacque a Rho nel 1922. Fu arrestato in Grecia, in un paese del Peloponneso di nome Tripoli. Il 13 settembre venne deportato in Germania e poi in un campo di concentramento in Austria, lo Stalag 17°, situato a Krems-Gneixendorf vicino al Danubio, dove rimase internato fino al 18 maggio 1945. Non raccontava nulla di quella prigionia. Parlava semmai della guerra, di zaino, gavetta, difficoltà. Però ritornò come invalido di guerra: all’apparenza non sembrava avesse invalidità, ma era iscritto all’associazione Mutilati e invalidi di guerra e, di sicuro, quel campo in Austria ha lasciato segni ben marcati”.
La cerimonia ha visto tra i protagonisti tre rhodensi: Angelo Carnovali, figlio di Mario, che ha ricevuto la medaglia al merito; Lucia Rimoldi che ha ricevuto la medaglia in memoria del padre Giovanni, e Carmen Meloni, neo vice presidente di ANED Milano, che è intervenuta tra i relatori parlando dei lager.
L’evento è iniziato al Tempio Civico San Sebastiano, che ospita la tomba dell'Internato Militare Italiano (IMI) ignoto, un milite morto in Germania la cui salma fu riportata in Italia nel 1952 e tumulata nel Tempio nel 1970. A seguire la cerimonia si è svolta nella sala Alessi di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Dopo i saluti della Presidente del consiglio comunale Elena Buscemi, del prefetto Claudio Sgaraglia, del presidente di ANEI Milano Marco Brando e della vice presidente di ANED Milano Carmen Meloni, ha avuto luogo un convegno sugli aspetti storici legati agli IMI e alla loro memoria. Presente anche la consigliera comunale rhodense Clelia La Palomenta.
Al termine il Prefetto Claudio Sgaraglia, insieme alla Presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi, ha conferito 20 medaglie d’onore a 19 familiari di ex internati. Una di esse è dedicata al rhodense Mario Carnovali, un’altra al rhodense Giovanni Rimoldi, un’altra a Ennio Corazza, un reduce che oggi ha 101 anni e ha voluto essere presente in sala.
A sorpresa ha partecipato anche la senatrice Liliana Segre, cittadina onoraria di Rho, il cui marito, Alfredo Belli Paci, frequentò l’Accademia militare di Livorno e divenne sottotenente d’artiglieria, prestando servizio in Grecia durante la Seconda Guerra Mondiale. Catturato dai tedeschi, rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e per questo fu internato come militare italiano, trascorrendo circa due anni in sette diversi campi di prigionia nazisti.
Così commenta Angelo Carnovali: “L'attribuzione di medaglia d'onore a una singola persona si estende a tutti quelli che hanno dovuto condividere, subire e sopportare le inumane situazioni vissute nei campi di lavoro. Mio padre ci fece conoscere alcuni di loro: ci dissero che senza il suo aiuto, fisico e morale, non sarebbero sopravvissuti a quella orribile e perdurante situazione. Credo che questo sia quanto nostro padre Mario ha trasmesso a me e alla nostra famiglia, che sabato 20 settembre è stata orgogliosa di ricevere un tale riconoscimento”.
Così commenta Lucia Rimoldi: “Papà nacque a Rho nel 1922. Fu arrestato in Grecia, in un paese del Peloponneso di nome Tripoli. Il 13 settembre venne deportato in Germania e poi in un campo di concentramento in Austria, lo Stalag 17°, situato a Krems-Gneixendorf vicino al Danubio, dove rimase internato fino al 18 maggio 1945. Non raccontava nulla di quella prigionia. Parlava semmai della guerra, di zaino, gavetta, difficoltà. Però ritornò come invalido di guerra: all’apparenza non sembrava avesse invalidità, ma era iscritto all’associazione Mutilati e invalidi di guerra e, di sicuro, quel campo in Austria ha lasciato segni ben marcati”.
“La cerimonia milanese ha permesso di fare memoria di tutti gli IMI, anche dei 52 (al momento noti) che sono legati alla città di Rho – commenta il Vicesindaco Maria Rita Vergani, che cura i percorsi della memoria – Accanto alla scelta dei partigiani, quella dei militari che dissero no alla Repubblica di Salò fu una scelta coraggiosa che espose a deportazioni ed enormi privazioni, oltre che a mettere a rischio la vita stessa. Vogliamo fare memoria di questi rhodensi valorosi, unendoci a quanti hanno preso parte sabato 20 alla Giornata nazionale”.
I parenti di I.M.I., per ricordare i loro cari, possono anche richiedere la medaglia d’onore e la marmetta commemorativa da collocare nel Tempio Nazionale dell'Internato Ignoto a Padova dove si trova il Museo Nazionale dell’Internamento, realizzato dall’Associazione Nazionale ex Internati (A.N.E.I.) affinché le giovani generazioni possano avvalersi di prove documentali sulla sorte degli italiani (internati militari, deportati politici e razziali) reclusi nei lager nazisti.
Affianco al museo, sorge il Tempio Nazionale dell’Internato Ignoto, inaugurato il 3 settembre 1955, in ricordo del sacrificio di tutti i deportati e degli internati militari nei Campi di concentramento tedeschi. Nel pronao del Tempio trovano luogo le marmette, piccole lapidi in marmo con incisi i nomi degli I.M.I. Per la richiesta, i familiari dovranno compilare l’apposito modulo e il foglio notizie e inviarlo seguendo le indicazioni del sito del Museo Nazionale dell’Internamento https://museodellinternamento.it/
L’istanza per ottenere la medaglia d’onore deve essere invece inoltrata al Comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per il coordinamento amministrativo – via della Mercede 9 – 00187 Roma, a mezzo posta oppure tramite pec: segreteria.dica@mailbox.governo.it o e-mail alla seguente casella di posta elettronica medaglie.dica@governo.it. L’Ufficio Cerimoniale del Comune di Rho rimane a disposizione per chiarimenti e per qualsiasi informazione o aiuto inerente alla presentazione della domanda.
Così commenta Dario Maesani, figlio di Alfonso: “Un anno fa ho ottenuto la marmetta, che ora ricorda mio padre a Padova. L’8 settembre 1943 papà si trovava a Cannes, in Francia, a presidiare il territorio occupato. Il 9 settembre fu arrestato dai tedeschi e portato al campo di Offenburg, vicino a Strasburgo, dove rimase fino a quando venne liberato dagli americani. Fu poco dopo catturato dai francesi e portato in un altro campo da cui riuscì a fuggire: venuto a sapere che a Parigi non sarebbe più stato prigioniero, scappò per raggiungere la capitale francese, dove rimase fino all’ottobre 1945. Non ci è chiaro cosa sia successo, non ci ha mai voluto raccontare nulla. Solo una volta ci disse che era stata dura e che da mangiare gli davano bucce di barbabietola. Sto cercando di compiere ricerche, per conto della Associazione nazionale artiglieri e credo che gli IMI rhodensi siano stati molti più dei 52 già noti. L’importante è portarli a casa, non lasciare i loro nomi in quei campi. C’è una pagina bianca mai riempita, dobbiamo fare qualcosa perché non si perda la memoria di quanto hanno vissuto”.
I familiari di IMI possono rivolgersi ad ANEI Milano per avere informazioni sul proprio parente, scrivendo al presidente Marco Brando: anei.imi.milano@gmail.com.
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Last edit: 24/09/2025 11:43:00