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Evento in memoria delle donne vittime di violenza

Nell’atrio del Municipio, prima del Consiglio comunale, lettura dei nomi delle donne uccise in questo 2025 e intervento della rete Hara – Nemmeno con un fiore
Data:

27 novembre 2025

Tempo di lettura:

6 min

Tipologia

Communiqué de presse

Descrizione

evento del 26 novembre nell'atrio del Municipio
Rho, 27 novembre 2025

Consiglieri di maggioranza e di opposizione, la giunta comunale a partire dal Sindaco Andrea Orlandi, forze dell’ordine, liberi cittadini. In tanti si sono riuniti mercoledì 26 novembre nell’atrio del Municipio, a poche ore dalla Giornata internazionale contro la violenza di genere, prima della seduta di Consiglio comunale prevista alle ore 21.

L’evento, presentato da Angela Grassi, Ufficio Stampa del Comune di Rho, è nato come nel novembre 2023 per volontà dei consiglieri comunali. Negli ultimi tre anni sono state uccise in Italia 290 donne, un numero impressionante. Che si abbina a un altro numero, spesso non citato, quello dei 156 orfani di madre, ugualmente vittime di questi omicidi. Stando all’osservatorio “Non una di meno”, nei 77 casi accertati di omicidio di questo 2025, il colpevole ha un’età media di 53 anni. Il più giovane aveva 19 anni al momento del delitto, il più anziano 92.

Clelia La Palomenta
ha ricordato: “Il grido di queste donne è la nostra voce stasera. Donne uccise da mariti, fidanzati, amanti,...da uomini semplicemente violenti e possessivi. A ciascuna di loro dedichiamo un ricordo che, per quanto breve, servirà a non dimenticare i loro volti, le loro storie. Uccise da qualcosa che gli assassini e troppo spesso anche loro, le donne, si ostinano a chiamare amore. Ogni racconto è una storia di vita. Ogni nome letto è una vita che non c’è più”.

Dario Re
ha dato voce a Gino Cecchettin, padre di Giulia, uccisa l’11 novembre 2023 a Fossò dall’ex fidanzato Filippo Turetta con 75 coltellate: “Mia cara Giulia, dal giorno della tua morte ho deciso di non stare in silenzio. Voglio studiare e cercare di capire gli esiti più efferati della cultura patriarcale che ancora domina la nostra società, voglio invitare a costruire un’alleanza tra i sessi, anziché consolidare la prevaricazione dell’uno sull’altro. Sarà questa la mia missione. Il futuro siete voi giovani, la speranza è quella che vi dobbiamo infondere noi adulti affinché abbiate la voglia e la forza di costruire un mondo migliore. Crediamoci e ce la faremo insieme!”.

Yasmine Bale
ha dato voce a Pamela Gemini, accoltellata il 14 ottobre 2025 a Milano al culmine di una serie di atti persecutori e dopo essere stata ripetutamente minacciata di morte dal compagno Gianluca Soncin: “Purtroppo me lo aspettavo, dopo una serie di violenze reiterate, avrei voluto scappare, avevo paura. Ha fatto irruzione dentro il mio appartamento e, quando ha realizzato che era impossibile tornare insieme, è tornato al piano originario: quello di togliermi la vita. Sono Pamela Gemini e avrò 29 anni per sempre”.

Monica Varasi
ha dato voce a Laura Papadia, strangolata dal marito, Gianluca Romita, il 26 marzo scorso: “Mi ha strangolato con una mantellina. Eravamo in crisi da tempo e litigavamo sempre più spesso, non avevamo figli insieme; lui ne aveva invece due, il primo avuto con la ex moglie e il secondo da un'altra relazione, è stata proprio la mia voglia di avere un figlio a cui lui si è sempre opposto, che ha scatenato la sua follia omicida quando gli ho fatto credere di essere incinta e mi ha messo le mani al collo strangolandomi. Sono Laura Papadia e avrò 36 anni per sempre”.

Dopo la lettura dei nomi delle 77 donne vittime di femminicidio nel 2025, alla data del 22 novembre, si è fatto rumore con chiavi e campanelli e fischietti, come chiese due anni fa Elena Cecchettin, sorella di Giulia. A leggere i nomi l’assessora alle Pari Opportunità Alessandra Borghetti, l’assessore alle Politiche sociali Paolo Bianchi, alcuni consiglieri comunali, cittadini ed esponenti di Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia locale. Nell’occasione è stata ricordata Franca Riccio, attiva da anni nella Polizia di Stato al Commissariato di Rho, venuta a mancare nei giorni scorsi: notevole il suo impegno sul territorio anche nei casi di violenza contro le donne.

La parola è passata poi a Chiara Melchiorre, referente della Rete Interistituzionale Antiviolenza "Nemmeno con un Fiore": “La rete è composta da 17 amministrazioni comunali dell'ambito del Rhodense e del Garbagnatese. All'interno della Rete sono presenti altre Istituzioni tra cui ASST, ATS, forze dell’ordine, associazioni ed Enti del Terzo Settore. Tutti insieme, secondo un principio di corresponsabilità, affrontiamo la tematica della violenza, che è un fenomeno pervasivo che riguarda ogni fascia di età, ogni classe sociale, ogni etnia. Ognuno di noi è responsabile di intercettare e attenzionare i segnali della violenza per aiutare le donne ad essere accompagnate e supportate nel chiedere aiuto. Non dobbiamo far finta di niente o girare le spalle ma dobbiamo essere corresponsabili nell'attuare un cambiamento culturale. La rete opera accanto al Centro Antiviolenza che, sul nostro territorio, ha due sportelli, uno in via Meda e l'altro all'interno del POT di Bollate. La collocazione degli sportelli dentro luoghi di vita quotidiana è pensata e voluta per permettere alla donna di accede agli sportelli liberamente e per tutelarla nel suo percorso di fuori uscita della violenza”.

Irene Campagna,
una delle operatrici ha spiegato come si procede: ““Vogliamo raccontare frammenti di storie positive. Si tratta di esperienze individuali, che hanno bisogno di una risposta collettiva. Siamo tutti chiamati a essere antenne, come istituzioni e come cittadini come vicini di casa, colleghi, parenti. Possiamo infondere il coraggio di rivolgersi al centro antiviolenza, ascoltando e muovendoci con delicatezza. Anche il non detto è importante. Anche il dubbio, le segnalazioni. Contattarci è il primo passo. Il lavoro parte da lì, dal nominare quello che la donna vive. Narrando inizia il percorso di consapevolezza. Ci troviamo davanti persone che hanno disimparato a compiere anche semplici azioni da sole, le azioni messe in atto dall'operato del Centro Antiviolenza, il supporto e l'accompagnamento continuo delle operatrici del CAV e della rete familiare e sociale di riferimento permette alle donne di conquistare piccole libertà, tolte dalla dinamica del potere esercitato su di loro, e potersi sentire finalmente libere di scegliere, di cucinare determinati cibi, di decidere che tinta di colore ai capelli farsi, libere di poter liberamente e individualmente fare delle scelte di libertà per sé stesse e per i loro figli. Con noi riprendono a fare cose normali senza il controllo dell’uomo. La violenza non è sempre fatta di botte, può essere subdola. Ogni donna ha una propria storia, noi nello "stare accanto" a loro cuciamo un percorso specifico per ogni situazione che rispetti la volontà, i tempi e le decisioni della donna. Ogni storia è a sé e ha bisogno di cura e attenzione specifica da parte di tutti noi, per poter accompagnare le donne nel loro percorso di fuoriuscita dalla violenza, perché come sappiamo la violenza è un fenomeno trasversale che riguarda tutti: la violenza è molto democratica. Per contrastare tale fenomeno occorre essere corresponsabili e farlo in squadra".

Al termine, ancora rumore di chiavi e oggetti metallici: “La Libertà non è silenzio, è rumore .Chi prova a spegnere questo rumore con la mancanza di rispetto e con la violenza ci sta dicendo che sogna un paese muto e noi non lo vogliamo. Facciamo rumore!”.

A cura di

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Dèrniere modification: 27/11/2025 16:06:31

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