Descrizione
Rho, 9 dicembre 2025
Lunedì 8 dicembre 2025, giorno dell’Immacolata, si è celebrato l’ingresso di monsignor Norberto Donghi nella Parrocchia di San Vittore. A salutare il nuovo Prevosto di Rho, di fatto attivo dai primi di settembre, è stato a nome di tutta la cittadinanza il Sindaco Andrea Orlandi, affiancato dal vicesindaco Maria Rita Vergani, dagli assessori Paolo Bianchi e Nicola Violante. Presenti rappresentanti di Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Locale, il consigliere regionale Carlo Borghetti e i consiglieri comunali Stefano Bernasconi, Giuseppe Caronni e Dario Re.
La cerimonia ha preso il via al Santuario dell’Addolorata, con l’accoglienza dei ragazzi e dei giovani e il benvenuto da parte del superiore dei Padri Oblati, padre Patrizio Garascia. Quindi, il corteo aperto dal Corpo Musicale Cittadino Parrocchiale ha raggiunto Casa Magnaghi, dove si è svolta l’accoglienza dei volontari Caritas. Qui, la responsabile di Caritas cittadina, suor Maria Luisa Galbiati, ha ricordato come quel luogo sia sede di “arte, musica, carità” e accolga tante realtà frutto di “profezie nate in anni lontani”.
Il corteo ha poi raggiunto piazza San Vittore dove il Sindaco Andrea Orlandi ha pronunciato il suo saluto davanti al sagrato della chiesa prepositurale, dopo gli interventi dei Sindaci di Treviglio (Juri Fabio Imeri) e Castel Rozzone (Luigi Giovanni Rozzoni), che hanno ricordato il cammino compiuto da monsignor Donghi nei loro territori. Molte, fra l’altro, le persone giunte da Treviglio per salutare il loro ex parroco.
Alle ore 17.30 è stata celebrata la messa solenne con il rito della presa di possesso, alla presenza di tutti i sacerdoti di Rho e di quattro vescovi: Luca Raimondi, vicario episcopale della zona pastorale IV; Giuseppe Vegezzi (già prevosto di Rho); Erminio De Scalzi (già Abate di Sant’Ambrogio a Milano) e Giuseppe Merisi (trevigliese e già vescovo ausiliario di Milano). Vegezzi ha letto il decreto di nomina, quindi si sono svolti tutti i passaggi previsti dal rito.
Il Sindaco Andrea Orlandi ha ricordato come, negli ultimi 150 anni, Rho abbia vissuto grandi trasformazioni ma non abbia perso la dimensione di paese, ovvero “un luogo dove le relazioni si fanno prossime, dove ci si conosce per nome e si conosce la storia di chi abita accanto a noi”. Quindi, rivolgendosi a monsignor Donghi, ha aggiunto: “In queste settimane abbiamo iniziato a conoscerti e ad apprezzare i tratti che intuiamo essere parte del tuo ministero sacerdotale. Il primo è la mente, veloce e reattiva, che registra attraverso il tuo sguardo tutto ciò che stai incontrando per farne tesoro e per cercare di entrare il prima possibile dentro la nostra realtà di città e di tutti gli ambiti che la compongono (carità, sport, educazione, oratori, scuole, sociale) per disegnare un quadro organico e completo della nostra comunità. Il secondo tratto è il passo svelto, di chi non vuole perdere tempo e vuole agire subito per fare e mettere mano alle cose. Un richiamo alla concretezza, in tipico stile ambrosiano e rhodense, che sarà certamente apprezzato. Infine, il cuore largo, un cuore capace di relazioni, di attenzioni, di costruzioni di legami, di amicizie e di cura delle situazioni di bisogno e fragilità. E’ il cuore spesso, anzi quasi sempre, a fare la differenza nelle cose che si fanno. E i cuori dei rhodensi sono grandi e, quando non lo sembrano, è perché aspettano qualcuno che li apra.
Mente veloce, passo svelto, cuore largo. Ci sono tutti gli ingredienti perché tu possa farti avanti insieme a noi nella costruzione della casa comune, nel segno di una responsabilità condivisa come ci ha detto nel Discorso alla città di venerdì scorso l’arcivescovo Mario Delpini. L’arcivescovo ha precisato che, dove la casa rischia di crollare, “la casa non cade perché ci sono persone che si fanno avanti” e tu sei una persona che sa farsi avanti”.
Nella sua omelia, monsignor Norberto Donghi non ha nascosto la preoccupazione di arrivare in una città grande: “Cominciamo insieme un nuovo tratto di cammino, pronunciamo oggi un sì reciproco: il mio al servizio della comunità e il vostro ad accogliermi come pastore e compagno di strada. C’è bisogno di qualcuno che non si tiri indietro. Arrivo in una città grande, in una comunità bella e impegnativa e, qualche volta, ho sentito il peso di tutto ciò che mi attende. Il problema non è cosa fare, ma che spazio sono disposto a lasciare a Dio. Ciò che rende bella la vita spesso non lo abbiamo pianificato, ci è capitato. E’ arrivato come una chiamata imprevista. E scopriamo che l’imprevisto ci rende lieti. E’ questo l’animo con cui vivo questo inizio: siamo nel giorno dell’Immacolata, Maria non sa dove il suo sì la porterà, ma accetta di fidarsi, e anche noi siamo chiamati a fidarci reciprocamente. E’ così che nasce una comunità, non per un programma ma per una alleanza. E a Rho questa alleanza ha radici profonde, una storia segnata dalla fede e dalla carità, nel legame con la Madonna Addolorata. Entrare come parroco significa entrare in questa storia benedetta per amarla e servirla. Per riconoscerla come un dono per il mio cammino. Vengo non per fare grandi programmi ma per camminare con voi, nella carità, nella vita ordinaria delle famiglie, nella scuola, nell’oratorio, nella vita di tanti anziani. Non porto ricette, porto il desiderio di entrare in queste pieghe. Chiedo la grazia di imparare i vostri volti, le vostre storie, le vostre attese. Vi prometto la mia preghiera, la mia dedizione, il mio desiderio di camminare con voi”.
Il vescovo Luca Raimondi ha aggiunto: “E’ storico che un Prevosto parta dal Santuario dell’Addolorata, vuol dire che uniti siamo una forza. Don Norberto sarà anche decano, crede in questa comunione tra le comunità. Lo ringrazio per disponibilità ad adattarsi, ad abitare tra la gente”.
Lunedì 8 dicembre 2025, giorno dell’Immacolata, si è celebrato l’ingresso di monsignor Norberto Donghi nella Parrocchia di San Vittore. A salutare il nuovo Prevosto di Rho, di fatto attivo dai primi di settembre, è stato a nome di tutta la cittadinanza il Sindaco Andrea Orlandi, affiancato dal vicesindaco Maria Rita Vergani, dagli assessori Paolo Bianchi e Nicola Violante. Presenti rappresentanti di Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Locale, il consigliere regionale Carlo Borghetti e i consiglieri comunali Stefano Bernasconi, Giuseppe Caronni e Dario Re.
La cerimonia ha preso il via al Santuario dell’Addolorata, con l’accoglienza dei ragazzi e dei giovani e il benvenuto da parte del superiore dei Padri Oblati, padre Patrizio Garascia. Quindi, il corteo aperto dal Corpo Musicale Cittadino Parrocchiale ha raggiunto Casa Magnaghi, dove si è svolta l’accoglienza dei volontari Caritas. Qui, la responsabile di Caritas cittadina, suor Maria Luisa Galbiati, ha ricordato come quel luogo sia sede di “arte, musica, carità” e accolga tante realtà frutto di “profezie nate in anni lontani”.
Il corteo ha poi raggiunto piazza San Vittore dove il Sindaco Andrea Orlandi ha pronunciato il suo saluto davanti al sagrato della chiesa prepositurale, dopo gli interventi dei Sindaci di Treviglio (Juri Fabio Imeri) e Castel Rozzone (Luigi Giovanni Rozzoni), che hanno ricordato il cammino compiuto da monsignor Donghi nei loro territori. Molte, fra l’altro, le persone giunte da Treviglio per salutare il loro ex parroco.
Alle ore 17.30 è stata celebrata la messa solenne con il rito della presa di possesso, alla presenza di tutti i sacerdoti di Rho e di quattro vescovi: Luca Raimondi, vicario episcopale della zona pastorale IV; Giuseppe Vegezzi (già prevosto di Rho); Erminio De Scalzi (già Abate di Sant’Ambrogio a Milano) e Giuseppe Merisi (trevigliese e già vescovo ausiliario di Milano). Vegezzi ha letto il decreto di nomina, quindi si sono svolti tutti i passaggi previsti dal rito.
Il Sindaco Andrea Orlandi ha ricordato come, negli ultimi 150 anni, Rho abbia vissuto grandi trasformazioni ma non abbia perso la dimensione di paese, ovvero “un luogo dove le relazioni si fanno prossime, dove ci si conosce per nome e si conosce la storia di chi abita accanto a noi”. Quindi, rivolgendosi a monsignor Donghi, ha aggiunto: “In queste settimane abbiamo iniziato a conoscerti e ad apprezzare i tratti che intuiamo essere parte del tuo ministero sacerdotale. Il primo è la mente, veloce e reattiva, che registra attraverso il tuo sguardo tutto ciò che stai incontrando per farne tesoro e per cercare di entrare il prima possibile dentro la nostra realtà di città e di tutti gli ambiti che la compongono (carità, sport, educazione, oratori, scuole, sociale) per disegnare un quadro organico e completo della nostra comunità. Il secondo tratto è il passo svelto, di chi non vuole perdere tempo e vuole agire subito per fare e mettere mano alle cose. Un richiamo alla concretezza, in tipico stile ambrosiano e rhodense, che sarà certamente apprezzato. Infine, il cuore largo, un cuore capace di relazioni, di attenzioni, di costruzioni di legami, di amicizie e di cura delle situazioni di bisogno e fragilità. E’ il cuore spesso, anzi quasi sempre, a fare la differenza nelle cose che si fanno. E i cuori dei rhodensi sono grandi e, quando non lo sembrano, è perché aspettano qualcuno che li apra.
Mente veloce, passo svelto, cuore largo. Ci sono tutti gli ingredienti perché tu possa farti avanti insieme a noi nella costruzione della casa comune, nel segno di una responsabilità condivisa come ci ha detto nel Discorso alla città di venerdì scorso l’arcivescovo Mario Delpini. L’arcivescovo ha precisato che, dove la casa rischia di crollare, “la casa non cade perché ci sono persone che si fanno avanti” e tu sei una persona che sa farsi avanti”.
Nella sua omelia, monsignor Norberto Donghi non ha nascosto la preoccupazione di arrivare in una città grande: “Cominciamo insieme un nuovo tratto di cammino, pronunciamo oggi un sì reciproco: il mio al servizio della comunità e il vostro ad accogliermi come pastore e compagno di strada. C’è bisogno di qualcuno che non si tiri indietro. Arrivo in una città grande, in una comunità bella e impegnativa e, qualche volta, ho sentito il peso di tutto ciò che mi attende. Il problema non è cosa fare, ma che spazio sono disposto a lasciare a Dio. Ciò che rende bella la vita spesso non lo abbiamo pianificato, ci è capitato. E’ arrivato come una chiamata imprevista. E scopriamo che l’imprevisto ci rende lieti. E’ questo l’animo con cui vivo questo inizio: siamo nel giorno dell’Immacolata, Maria non sa dove il suo sì la porterà, ma accetta di fidarsi, e anche noi siamo chiamati a fidarci reciprocamente. E’ così che nasce una comunità, non per un programma ma per una alleanza. E a Rho questa alleanza ha radici profonde, una storia segnata dalla fede e dalla carità, nel legame con la Madonna Addolorata. Entrare come parroco significa entrare in questa storia benedetta per amarla e servirla. Per riconoscerla come un dono per il mio cammino. Vengo non per fare grandi programmi ma per camminare con voi, nella carità, nella vita ordinaria delle famiglie, nella scuola, nell’oratorio, nella vita di tanti anziani. Non porto ricette, porto il desiderio di entrare in queste pieghe. Chiedo la grazia di imparare i vostri volti, le vostre storie, le vostre attese. Vi prometto la mia preghiera, la mia dedizione, il mio desiderio di camminare con voi”.
Il vescovo Luca Raimondi ha aggiunto: “E’ storico che un Prevosto parta dal Santuario dell’Addolorata, vuol dire che uniti siamo una forza. Don Norberto sarà anche decano, crede in questa comunione tra le comunità. Lo ringrazio per disponibilità ad adattarsi, ad abitare tra la gente”.
Allegati
Documenti
A cura di
Con l'App è meglio!
Sapevi che puoi leggere questo Avviso anche sull'App ufficiale del comune?
Ultimo aggiornamento pagina: 09/12/2025 17:43:08